Sardegna, terra di natura, isola di montagne aspre, mari cristallini, spiagge uniche, ma anche terra di culture e tradizioni, di esperienze irripetibili. Una terra di turismo, la grande incognita per la prossima stagione. “È un rebus che vale per tutte le regioni come per gran parte del pianeta” dice Massimo Zedda, uno che la sua Sardegna la conosce bene, che l’ha girata città per città, paese per paese: ha guidato da sindaco il capoluogo, Cagliari, dal 2011 al 2019, e oggi siede in Consiglio regionale.

Lei come prevede l’estate nella sua isola?

“Mi rendo conto della difficoltà, ma anche della paura che il viaggio può generare in questa fase. Per la Sardegna però c’è un altro tema. È chiaro che per spostarsi nel resto d’Italia si può usare anche la propria auto. Per arrivare in Sardegna invece bisogna considerare le procedure di sicurezza agli imbarchi, porti e aeroporti. Adesso si parla del passaporto sanitario, di controlli preventivi e all’arrivo: sono tutte procedure che generano qualche incertezza. Ci auguriamo che presto possano essere reperibili strumenti e test di maggior rapidità per riscontrare le eventuali positività al virus, tenendo conto che le procedure per viaggiare in sicurezza stanno in capo agli Stati e non alle Regioni. 

L’industria turistica della sua regione è pronta ad affrontare questa fase?

“L’industria turistica non può essere considerata in modo generico, è troppo diversificata: ci sono le imprese legate alla balneazione, quelle della ristorazione, quelle della ricettività. Negli anni 70-80 le strutture erano pensate per numeri consistenti: oggi avranno maggiore flessibilità rispetto ai piccolissimi locali, sopratutto se sprovvisti di spazi all’aperto. Su questi aspetti, nonostante la lentezza della Regione nel dare informazioni puntuali, categoria per categoria, coinvolgendo la filiera intera del turismo, avverto, invece, da parte degli operatori turistici, una forte volontà di ripartire, con le dovute misure di sicurezza. Operatori che stanno già immaginando come distanziare gli ombrelloni sulle spiagge, come sanificare gli ambienti, come gestire il personale e la convivenza tra dipendenti e clienti e via dicendo”.

Si parla di estendere il più possibile le procedure online di prenotazione e di check-in. Pensa che la tecnologia possa essere implementata per favorire questo tipo di riduzione dei contatti, all’interno delle strutture?

“Indubbiamente: la tecnologia è fondamentale. Servono però requisiti per poterla sfruttare: bisogna che vi siano le infrastrutture necessarie, possibilmente di banda ultra larga. In Sardegna c’è una caratteristica peculiare rispetto al resto dell’Italia: la città di Cagliari per prima e poi tutta la regione Sardegna erano state inserite in alcuni progetti per la banda ultralarga, come luoghi di sperimentazione. La fibra e la banda ultra larga consentiranno di poter utilizzare al massimo gli strumenti dell’innovazione tecnologica. Allo stesso tempo c’è necessità di impostare un nuovo modo di fare impresa online, anche con la formazione, definita con l’assessorato regionale al Lavoro. Rispetto ai corsi di formazione tradizionali, si dovrebbe modularne di nuovi, per venire incontro a queste esigenze innovative delle imprese e dei loro dipendenti. Un aggiornamento costante e continuo, proprio per la velocità dell’innovazione”.

Ci sono operatori che sono però legati a tradizioni, consuetudini consolidate nel tempo, vecchio stile. Come si può incentivare il passaggio prima di tutto culturale che tecnologico?

“Dev’essere un’operazione capillare, che riguardi sia il pubblico che il privato. C’è nel pubblico un minor approccio all’innovazione tecnologica, in taluni casi questo si riscontra anche nelle imprese. Si deve incentivare l’assunzione di alcune categorie di professionisti, giovani, con formazione – anche al di là dell’ambito turistico – nell’innovazione tecnologica. Verosimilmente si potrebbero fare passi da gigante e mettere nelle condizioni gli operatori di poter gestire i social, le piattaforme più professionali e specialistiche, anche quelle non ancora molto diffuse ma che qualche cliente potrebbe richiedere. Bisogna avere contatti online con il cliente, proponendo le immagini virtuali delle località dove andrà a risiedere. Visto che si parla tanto di “luoghi”, di rendere accattivante il viaggio, di trasformare il viaggio in un bagaglio di ricordi, di viaggio emozionale. Trasferire questa emozione prima del soggiorno potrebbe invitare il turista a scegliere quel luogo”.

Questa fase difficile potrà agevolare anche una trasformazione del marketing territoriale, oltre che del prodotto?

“Secondo me sì. Faccio l’esempio della città che conosco meglio, Cagliari. Abbiamo vinto il primo premio su duecento città a livello europeo per il turismo ecosostenibile. Nell’ambito di questo premio una parte consistente era legata all’innovazione tecnologica: limitare al massimo lo spostamento del turista, prima del viaggio e della visita dei luoghi, per poter entrare in contatto con l’operatore che voleva promuovere quel viaggio, quindi rendersi disponibili online, senza la necessità di inutili spostamenti. L’innovazione tecnologica potrebbe dare grandi benefici anche nel nostro territorio. Tenendo conto che mettere in rete, a sistema, e mostrare al turista un ambito territoriale e le sue bellezze, difficilmente lo si può fare in una lettera, in uno scritto o in un racconto; l’immagine o il video facilmente reperibili online riescono a sintetizzare meglio”.

È una trasformazione della rendita di posizione di cui la Sardegna ha sempre vissuto?

“ Probabilmente sì. Soprattutto perchè nel corso degli anni tanti altri luoghi che un tempo non avevano una vocazione turistica, hanno conquistato fette di mercato, anche offrendo prezzi più vantaggiosi. Il bisogno di raccontare il perchè si può preferire la Sardegna inciderà sempre più nella scelta del viaggio. Il mare è oggettivamente bello anche in altre parti del mondo, e quindi bisogna raccontare anche il contesto culturale, storico-artistico, enogastronomico che si va a proporre. E la nostra offerta, inserita nel “contesto Italia”, è imbattibile: i colori, i sapori, i costumi, le tradizioni, il Mediterraneo e le grandi civiltà che hanno dato vita a questo splendido luogo, non sono ripetibili altrove, mentre il mare, la spiaggia, l’ombrellone sì. Riuscire a raccontare anche tramite l’innovazione tecnologica questi elementi potrebbe determinare la decisione della scelta-Sardegna. In più, va considerato anche che l’80% dei potenziali viaggiatori nel mondo esprime il desiderio di visitare l’Italia. Dobbiamo insomma collegarci al paese-Italia, riconosciuto dal turista come uno scrigno di bellezze ambientali, culturali, gastronomiche, di qualità della vita, insomma. Collegarci a questo sistema, aggiungendo la possibilità di visitare spiagge caraibiche, può portare la Sardegna ad una crescita ulteriore”.

Come può l’innovazione tech andare incontro anche ai bisogni dei piccoli operatori della Sardegna? Cosa si può fare meglio rispetto a quello che è stato fatto finora?

“Intanto bisogna mettere a sistema i piccoli operatori. Questi hanno oggettivamente una maggiore difficoltà – rispetto alle grandi strutture collegate ai grandi gruppi internazionali – ad entrare in modo capillare in alcune fette di mercato. Allo stesso tempo, non entrano in conflitto con i grandi gruppi perchè hanno caratteristiche diverse: pensiamo all’hotel diffuso, ai piccoli alberghi nelle località di mare e anche dell’interno, con accordi per proporre viaggi con più tappe. Come ci si riuscirà? Con lo stesso strumento che si usa per le film commission: la mappatura dei luoghi. Le produzioni cinematografiche hanno costi altissimi dovuti anche alle perdite di tempo: le film commission propongono alle produzioni incentivi economici e mostrano già tutte le location più adatte per girare uno spot pubblicitario o un film. Visto che è un meccanismo che sembra funzionare per un’industria miliardaria come quella cinematografica, potrebbe funzionare anche per l’industria turistica. E soprattutto per i piccoli operatori, dato che le catene hanno forse maggiori facilità. Per gli albergatori indipendenti poter mostrare la diversità dei luoghi, con la possibilità di visita di tante realtà differenti in un unico viaggio, sarebbe una promozione formidabile. Magari con l’aiuto di una tour-commission, svolgendo la stessa funzione che la film-commission” ha per il cinema

Ma i piccoli imprenditori sono pronti?

“Alcuni sì, altri vanno accompagnati nella direzione dell’innovazione tecnologica, queste nuove possibilità possono essere un’opportunità per loro e per le intere comunità. Alcune zone della Sardegna sono spopolate, hanno tantissime case che potrebbero essere riconvertite come albergo diffuso, ci sono luoghi fantastici a poca distanza dalle spiagge. L’elemento che secondo me non viene spesso considerato, è comprendere bene che non esiste un prototipo di turista. E ancor prima dell’innovazione tecnologica, c’è bisogno di consapevolezza delle opportunità che esistono. Unire il mare con l’entroterra e il patrimonio storico artistico. Su questa strada va costruita una consapevolezza finalizzata: non si tratta solo della risposta ad una mail, ma di come usare i social network e cogliere le opportunità dell’innovazione tecnologica. 

Booking ha provato a mettere tutti insieme, ma non tutti sono contenti. Eppure stando insieme si può fare molto di più.

 “Ne sono convinto. Serve un salto culturale, che sta alla base di tutto il resto. Ma bisogna anche modulare l’innovazione in base alle possibilità, in base a ciò che si può offrire. Bisogna riuscire a intercettare il turista che ha un desiderio rispetto alla visita di un luogo ma non sa che tu hai esattamente tutto ciò che corrisponde a quel desiderio. La valanga di dati che sono anche disponibili incrociando parole chiave può far emergere questo contatto tra un piccolo albergatore e il desiderio di viaggio di una persona che non conosce quel luogo. In Sardegna diamo per scontato che tutti ci conoscano, ma non è esattamente così. Tutti conoscono l’Italia, ma non tutti sanno che c’è un’isola stupenda che si può visitare a un’ora di volo da Milano e Roma”.

Quali sono le aree che sono meno servite dall’innovazione ma invece fondamentali per gli albergatori? Competenze orizzontali, di filiera, la catena del valore dell’albergo (dal crm al revenue management, al booking engine)?

“Da luogo a luogo ci sono esigenze differenti. In alcune realtà vi è stata una diffusione di buone pratiche positive. Ci sono realtà all’interno della Sardegna di livello altissimo, che hanno determinato consapevolezza in altre realtà del territorio. In altri luoghi, nei piccoli centri, ci sono maggiori difficoltà. Bisogna usare l’innovazione tecnologica per comprendere che cosa è o non è andato bene: il marketing, il contatto con il cliente per capire i pregi e i difetti e sui difetti immediatamente correggere. Ogni località è diversa: Alghero ad esempio ha caratteristiche di accoglienza del turista fin dalla seconda metà dell’800, quindi ha una lunga storia; altre realtà hanno tradizioni più recenti e quindi bisogna intervenire per trasmettere la sensazione di un viaggio positivo ed esperienziale. La strada è ancora lunga, e forse la crescita non si arresta mai. Si deve valutare caso per caso tramite gli assessorati al Turismo, al Lavoro e all’Industria”.

Si possono estrapolare buone pratiche da fornire agli albergatori?

“Ci sono talvolta strutture che non sono collegate al territorio, si potrebbe essere in Sardegna come ai Caraibi, Ognuno potrebbe trasferire best practices ad altri, esperienze positive da diffondere su tutto il territorio. Tenendo conto che la diffusione capillare determina un beneficio per tutti, non si tratta di concorrenza, ma di promozione di luoghi così belli, così accoglienti da coinvolgere qualsiasi turista, che ovunque si sposterà nel territorio vivrà sempre la medesima accoglienza, troverà lo stesso sorriso, la disponibilità. Va insomma creata la rete e uno standard che attiri il cliente nella nostra terra, poi sarà lui a scegliere la struttura”.

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